Sei qui: DocumentiChiesa cattolica"Amoris Laetitia", Esortazione apostolica post-sinodale di papa Francesco sull'amore nella famiglia (19 marzo 2016)

"Amoris Laetitia", Esortazione apostolica post-sinodale di papa Francesco sull'amore nella famiglia (19 marzo 2016)

Città del Vaticano, 8 aprile 2016

Presentazione alla sala stampa della santa sede dell'esortazione apostolica post-sinodale di papa Francesco

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È stato un Sinodo «prova della vivacità della Chiesa Cattolica che – ha detto Francesco – non ha paura di sporcarsi le mani discutendo animatamente».

Camminare insieme, che è il significato del termine Sinodo, secondo Bergoglio, «significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva, di eterna novità, contro chi vuole indottrinarlo in pietre morte, da scagliare contro gli altri. Significa anche aver spogliato i cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite».

Non va dimenticato che le due assemblee si sono poste in continuità con il Giubileo: «senza cadere nel pericolo del relativismo, si è cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio. Vero difensore della dottrina non è chi difende la lettera, ma lo spirito. Tante le tentazioni lungo questo cammino attorno al rapporto tra dottrina e pastorale». Il Papa ha ricordato più volte il modus operandi dei tradizionalisti, cioè di “volersi chiudere dentro la lettera, dentro la legge, senza farsi sorprendere da Dio”, ma anche quello dei progressisti, «che in nome di una misericordia ingannatrice, fasciano le ferite senza prima curarle».

Dai Sinodi è apparsa una Chiesa che «non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare le persone», ma si rimbocca le maniche per «versare l’olio sulle ferite degli uomini» e indicare loro la Verità: «questa è la Chiesa: la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani. La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti, e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti».

 

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